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Malattie Autoimmuni: Comprendere l'Infiammazione
Scopri le malattie autoimmuni e i sintomi legati all'infiammazione cronica. Esplora come affrontare questi percorsi complessi e trovare alleati per 'spegnere il fuoco' dell'infiammazione.
8/14/20254 min read


L'Unica che Conta Davvero:
Ci sediamo negli studi medici, elenchiamo i nostri sintomi come se fossero una lista della spesa: perdita di capelli, stanchezza cronica, insonnia, gonfiore, peso che non scende. Annuiscono, segnano appunti, ci prescrivono un esame, forse un farmaco.
Ma c'è una conversazione che non avviene mai. Ci sono domande che rimangono sospese nell'aria, troppo scomode, troppo intime, troppo vere per trovare spazio tra un referto e l'altro.
Oggi, quelle domande le facciamo qui. Preparati, perché potrebbero fare male. Ma è lo stesso tipo di dolore che si prova quando si disinfetta una ferita a lungo ignorata. È un dolore che guarisce.
Stai aspettando il permesso di stare male?
Sii onesta. Quante volte hai minimizzato il tuo malessere perché gli esami del sangue erano "nella norma"? Quante volte hai pensato "forse sto esagerando", "forse è solo stress", "forse me lo sto inventando"?
Stai aspettando che un foglio di carta, un numero scritto in nero, ti dia finalmente il permesso di soffrire? Stai aspettando che un medico ti dica "Sì, signora, lei ha il diritto di sentirsi uno straccio" per iniziare a prenderti sul serio?
La verità è che il tuo corpo ti sta già dando la diagnosi più importante, ogni singolo giorno. La stanchezza che senti non è un'opinione, è un dato. I capelli che cadono non sono un'impressione, sono un fatto. Il tuo malessere è reale, anche se non rientra ancora in una casella diagnostica.
Smettila di aspettare il permesso. Il tuo dolore è valido. Adesso.
Di chi è la voce che senti quando ti guardi allo specchio?
Ti avvicini allo specchio. Vedi quel gonfiore, quella pelle spenta, quel corpo che non senti tuo. E parte una voce. Una voce critica, cattiva.
Ma è davvero la tua voce?
O è la voce di tua madre che ti diceva di finire tutto quello che avevi nel piatto? È la voce delle riviste che ti mostrano corpi irraggiungibili? È la voce di un ex partner che ha fatto una battuta crudele sul tuo peso? È la voce di quel medico che ha liquidato i tuoi sintomi con un'alzata di spalle?
Abbiamo interiorizzato così tante voci estranee che non riusciamo più a sentire la nostra. La voce del nostro corpo, quella che sussurra "sono infiammato", "sono stanco", "ho bisogno di nutrimento, non di punizioni".
Riesci a distinguere la voce della vergogna imposta dall'esterno dalla voce della saggezza del tuo corpo?
Stai usando il cibo per punirti o per nutrirti?
Questa è la domanda più difficile. Pensa all'ultima volta che hai mangiato qualcosa che "non dovevi". Un pacco di biscotti, una pizza intera, un dolce industriale. L'hai fatto con gioia, assaporando ogni morso?
O l'hai fatto con rabbia, con frustrazione, quasi con violenza? Un modo per punirti dopo una giornata difficile, per mettere a tacere un'emozione che non volevi sentire. E subito dopo, è arrivato il senso di colpa, il disprezzo per te stessa, alimentando il ciclo di infiammazione e vergogna.
Ora pensa a un pasto sano. Una zuppa calda, un'insalata colorata. L'hai mangiato con la gioia di chi si sta prendendo cura di sé? O l'hai vissuto come una privazione, un dovere, una medicina amara da ingoiare?
Il cibo non è solo chimica, è intenzione. Puoi mangiare il salmone più sano del mondo con un'attitudine punitiva e non ti farà bene quanto un singolo dattero mangiato con amore e gratitudine.
Il tuo prossimo pasto sarà un atto di guerra contro te stessa o un trattato di pace?
A cosa ti serve la tua malattia?
Respira. Questa è la domanda che fa più male. Nessuno sceglie di essere malato. Ma a volte, inconsciamente, la malattia diventa una scusa, uno scudo.
Ti permette di dire "no" senza sentirti in colpa? Ti protegge dal dover affrontare quel progetto che ti spaventa, quella relazione che non funziona, quelle aspettative che senti di non poter soddisfare? Ti dà finalmente un motivo "valido" per essere stanca, per non essere perfetta?
A volte, l'idea di guarire fa paura. Perché se guarisci, non hai più scuse. Devi tornare nel mondo, affrontare le tue paure, prenderti la responsabilità della tua vita e della tua felicità.
Non sto dicendo che la tua malattia non sia reale. È realissima. Ma ti chiedo di esplorare, con coraggio, se una piccola parte di te non si stia aggrappando ad essa perché il mondo "là fuori" fa ancora più paura.
Se domani ti svegliassi piena di energia e senza sintomi, cosa saresti costretta a cambiare nella tua vita?
Come ti vuoi SENTIRE?
Ed eccoci qui. Alla fine del percorso. Dopo tutta la sofferenza, la confusione, le domande dolorose. Questa è l'unica domanda che può ricostruire tutto.
Dimentica per un istante il peso sulla bilancia, la caduta dei capelli, i valori degli esami. Chiudi gli occhi e connettiti con il desiderio più profondo della tua anima.
Come ti vuoi sentire?
Scegli una parola. Una sola. Leggera? Energica? Lucida? Forte? Serena? Viva?
Questa parola non è un sogno. È la tua destinazione. È la tua bussola. Scrivila. Sussurrala. Falla diventare il tuo mantra.
Da questo momento in poi, ogni scelta che farai – cosa mangiare, se muoverti, come parlarti – dovrà superare un solo test: "Questa cosa mi avvicina o mi allontana dalla sensazione che voglio provare?"
Questa è la domanda che nessun medico ti farà mai, perché la risposta ce l'hai solo tu. Ed è l'unica risposta che ti serve per iniziare, finalmente, a guarire.
Disclaimer Importante: Le informazioni e i consigli presentati in questo articolo hanno uno scopo puramente informativo ed educativo e non intendono sostituirsi in alcun modo al parere di un medico, di un dietologo o di un altro professionista della salute. Ogni individuo ha esigenze nutrizionali specifiche. Per qualsiasi dubbio sulla tua salute o sul tuo regime alimentare, ti invitiamo a consultare sempre un professionista qualificato


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